A 100 anni dalla sua nascita, la Maison DAPHNÉ annuncia la nuova collezione 2020 dedicata ad Evita Peron in ricordo di una donna forte.
Mme Daphné ricorda ancora la figura snella e slanciata di Evita quando venne, nel Luglio 1947, a vestirsi nell’atelier di Sanremo, in cui lei era poco più che apprendista, oggi la Maison sanremese decide di ricordare la sua memoria, a 1oo anni dalla sua nascita con una collezione esclusiva limited edition.
Un foulard e un profumo che ricordano la sua visita in Riviera, come alla città di Bordighera, accompagnata dal sindaco dell’epoca Raul Zaccari, per l’occasione in suo onore un floricoltore bordigotto creò una rosa speciale e la passeggiata mare assunse il nome di “Lungomare Argentina”
Ma scopriamo meglio chi era Evita Peron…
Il suo nome è Eva Maria Ibarguren Duarte e nasce a Los Toldos, in Argentina, il 7 maggio 1919, ultima di cinque figli illegittimi del latifondista Juan Duarte. Gli anni dell’infanzia sono difficili, si sente emarginata, sola, discriminata, ma presto si rende conto che l’unico modo per sopravvivere è trovare il coraggio di guardare il mondo a testa alta, diventando una guerriera determinata contro le discriminazioni, un modo di essere che
l’accompagnerà per tutta la vita. A sedici anni parte per Buenos Aires dove spera di sfondare come attrice, aveva gli occhi scuri e penetranti, il fisico sottile e la voce così profonda esuadente da permetterle di ottenere un contratto radiofonico, che in breve le porta fama e lavoro. Nel suo programma “Verso un modo migliore” parla di diritti e di lavoratori ed è già una trascinatrice.
Il 22 gennaio 1944 Evita incontra il colonnello Juan Domingo Peron: lei ha 24 anni, lui 48. E’ colpo di fulmine e lui capisce che non può fare a meno
di lei nella corsa alla presidenza. Si sposano il 22 ottobre dell’anno successivo, dopo che Evita lo ha strenuamente sostenuto in un momento
di avversa fortuna, quando persino era stato arrestato. Il popolo già la ama, è intelligente, carismatica, si trova a proprio agio tra i descamisados e tra i potenti del mondo. Quando Peron vince le elezioni, lei assume la carica di ministra del lavoro e diviene l’anima del peronismo.
L’apice della fama viene raggiunto quando parte per un viaggio in Europa e viene accolta come una regina. Si reca in Spagna, in Svizzera, in Italia,
dove visita diverse località, e nella città del Vaticano, dove è ricevuta dal Papa.
Sfoggia acconciature sofisticate sui capelli tinti di biondo, gioielli, pellicce, abiti da sogno, ma tornata in Argentina si adopera per i più poveri, crea
scuole, elargisce in beneficenza somme altissime, si batte per i diritti dei deboli e per il voto alle donne.
Il destino che era stato così generoso con lei, presto le presenta un conto alto da pagare. E’ debole, stanca, pallida e durante un incontro pubblico sviene: la diagnosi è di cancro all’utero, ma lei in un primo momento rifiuta l’intervento, che, forse, avrebbe potuto salvarle la vita.
Il marito si candida per la seconda volta alla presidenza e il popolo la vorrebbe candidata alla vice presidenza, ma Evita sa di non avere la forza e di avere molti pareri contrari, per questo è costretta alla rinuncia. Parla un un’ultima volta alla folla sterminata accorsa per ascoltarla, poi si abbandona tra le braccia del marito.
Accetta l’intervento, ma è tardi e dal letto di ospedale pone la scheda nell’urna per il suo Peron che trionfa alle elezioni. Per la prima volta e grazie a lei le donne in Argentina hanno potuto votare. Compare un’ultima volta il 4 giugno, nel giorno dell’insediamento del marito nel secondo mandato, poi più nulla, fino a quando la voce laconica alla radio annuncia la sua morte, è il 26 luglio 1952. L’Argentina sgomenta apprende la notizia e per chilometri una folla disciplinata e attonita le rende omaggio per 13 giorni. Quando Peron sarà costretto alla fuga, il suo feretro verrà portato in Italia, dove sotto il falso nome di Maria Maggi De Magistris rimarrà nel Cimitero Maggiore di Milano. I nemici del marito temevano che la presenza delle sue spoglie potesse riaccendere la scintilla del peronismo.
Lui non la dimentica e appena possibile fa portare la salma in Spagna, dove si trova in esilio e infine, finalmente, nel 1976 nella sua Argentina, dove tutti la venerano e ricordano ancora.
Copyright testi Raffaella Ranise